Palermo, il cuore della Sicilia tra mare e cibo

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Distesa tra il mare, Montepellegrino e i rilievi della Conca d’Oro, Palermo è una delle grandi regine della Sicilia. Questa terra è un crogiuolo di culture di popoli diversi, ognuno dei quali ha lasciato la sua impronta non solo nello stile architettonico ma anche nelle abitudini e nello stile di vita della gente del posto

Nel cuore di Palermo

PalermoPalermo è una città grande ma facilmente si può girare a piedi per le sue vie centrali. L’arteria principale è via Maqueda, che dalla stazione ferroviaria prosegue verso nord cambiando nome in via Ruggero Settimo.

Presso piazza Castelnuovo ha inizio via Libertà , un viale su cui si affacciano isolati residenziali del XIX secolo che segnano l’inizio della Palermo moderna. Via Maqueda è intersecata da Corso Vittorio Emanuele, la direttrice che corre dal Porto della Cala fino alla Cattedrale e a Palazzo dei Normanni.

L’incrocio delle due strade, noto come crocevia dei Quattro Canti divide il centro storico di Palermo in quattro rioni tradizionali: la Kalsa (ad est), la Vucciria (a nord), il Capo (ad ovest) e l’Albergheria a Sud. In questi quartieri si concentra la maggior parte dei luoghi d’interesse della città

Cosa vedere a Palermo

D’impianto medievale, la città si contraddistingue per strade strette e irregolari d’impronta islamica. La zona più interna della città è tagliata da due assi: corso Vittorio Emanuele e via Maqueda. Da qui si può partire per visitare la maggior parte dei punti d’interesse, a cominciare dallo straordinario Teatro Massimo che ha aperto le porte al pubblico per la prima volta la sera del 16 Maggio 1897.

Secondo Teatro d’Europa dopo l’Opera di Parigi, inizia la sua attività di teatro lirico con il Falstaff di Verdi. Nel 1974 il Teatro venne chiuso per lavori di restauro e solo il 12 Maggio 1997 venne riaperto al pubblico. Oggi promuove la stagione ufficiale di opera lirica e balletti, ospita anche concerti durante la stagione invernale.

palermoProseguendo si giunge al Teatro Politeama Garibaldi. Nella piazza centrale della città, il Teatro è stato costruito da Giuseppe Almeyda tra il 1867 e il 1874 in forme neoclassiche. L’ingresso inquadrato da un arco trionfale, è sormontato dalla quadriga di Apollo in bronzo.

Tra le bellezze monumentali della città, la Cappella Palatina è forse uno dei monumenti di maggior rilievo. Eretta nel 1130, anno dell’incoronazione di re Ruggero II, all’interno del palazzo dei Normanni, è il luogo più celebre di Palermo.

Ricoperta da splendidi mosaici bizantini (gli stessi che si ritroveranno nella chiesa della Martorana e nel duomo di Monreale) rappresenta la sintesi culturale e politica operata dai normanni.

Palazzo dei Normanni, costruito nel IX sec. su resti punici e romani, costituisce da sempre la sede del potere palermitano e siciliano, sede degli Emiri, Re e Vicerè oggi sede dell’Assemblea Regionale Siciliana. Al suo interno la meravigliosa Cappella Palatina e le sale di Ruggero, sala Gialla, Rossa, del Duca Montalto, d’Ercole, Pompeiana visitabili nel suo interno.

Partendo dai Quattro Canti, si può scegliere di proseguire verso la Cattedrale, che riassume in se la storia di Palermo. A sinistra un magnifico portico gotico-catalano del‘400 a tre arcate chiuse da due torricelle ; sulla prima colonna a sinistra si vede inciso un passo del Corano.

Alle pareti del portico, i monumenti a Vittorio Amedeo di Savoia e a Carlo III di Borbone. Dietro le cupolette settecentesche si nota il corpo fondamentale della costruzione normanna appena ornata dalle tarsie in pietra lavica e da una cornice ad archetti con merlatura. L’interno conserva celebri tombe imperiali e reali.

Da non perdere Santa Maria dello Spasimo che rappresenta uno dei più interessanti esempi di recupero di un edificio monumentale. Costruita nel 1506 in stile gotico, la chiesa subì lunghi anni di degrado. Oggi le strutture superstiti, seppur prive di tetto, hanno uno straordinario fascino.

Accanto alla chiesa sono ben visibili le fortificazioni della metà del cinquecento e le modifiche del seicento – quando parte del complesso monumentale fu trasformato in lazzaretto – e i corpi aggiunti – quando esso divenne l’«Ospedale Principe Umberto» alla fine dell’ottocento.

La navata centrale e gli altri locali addossati all’ingresso mantennero dopo l’Unità d’Italia, l’uso a deposito di merci, mentre le cappelle laterali alla navata, abbattuti i muri divisori, furono trasformate in navate laterali. Dopo i lavori di consolidamento e restauro, lo Spasimo è diventato l’emblema della “città ritrovata”

Il fascino dei mercati popolari

Palermo è una città dal fascino antico, fascino che si respira tutt’oggi in alcuni dei suoi mercati come il Capo, Ballarò o la Vucciria. Localizzato nell’attuale quartiere Palazzo Reale-Monte di Pietà, il Capo è un tipico mercato di impianto arabo e sfocia nell’omonima piazza, fra le vie Beati Paoli, Porta Carini, S. Agostino, Cappuccinelle e la discesa dell’Eternità.

Sorto nella parte superiore dell’antico Hârat-as-Saqâlibah o quartiere degli Schiavoni, denominato in periodo normanno “Seralcadio”, prende il nome dal fatto che la contrada su cui sorse, occupava la parte superiore del quartiere. Di sicura origine araba, ne compare il nome in alcuni documenti della fine del XIII Secolo, come «platea publica Seralcadii» e successivamente, in un altro documento, come «platea magna».

Vi si trova testimonianza oltre che della presenza della “grascia” (alimenti) in genere anche del pesce, e a tutt’oggi è assai noto per l’ottima qualità del pescato. Insieme con Ballarò e la Vucciria è uno di quei luoghi dove si possono respirare i profumi della Palermo saracena di un tempo. E’ inevitabile lasciarsi catturare dai sapori e dai colori di questi mercati, dove ogni giorno pulsa la vita cittadina. Fuori da questi luoghi si vivono tutte le contraddizioni di una città moderna.

In questi mercati si può fare la spesa acquistando di tutto: dagli ortaggi e verdure fresche, al pesce, alla carne e qualunque altro genere di prima necessità

Da non perdere a Palermo

Se ne avete il tempo visitate anche:

Museo delle marionette A. Pasqualino
Galleria regionale siciliana
Palazzo Abatellis
Museo archeologico regionale Salinas
Castello della Zisa- Museo d’arte islamica
Orto Botanico di Palermo
Palazzo Sclafani
Cuba
Convento dei Cappuccini
Chiesa di San Giovanni dei Lebrosi
Martorana

I dintorni di Palermo: Mondello e Monreale

palermoMondello è la spiaggia di Palermo. Nata come porto, all’inizio della sua storia Mondello era un malsano villaggio afflitto dalla malaria. Divenne una località veramente alla moda solo nel XIX secolo quando i villeggianti vi si recavano in carrozza. In questo periodo fu costruito l’imponente molo liberty che domina il lungomare, dove oggi prosperano i tanti stabilimenti balneari privati.

Il lungomare è fiancheggiato da numerosi ristoranti di pesce e chioschi di ambulanti. Mondello è oggi per gli abitanti del capoluogo il centro più vicino dove recarsi per una piacevole passeggiata e dove gustare dell’ottimo pesce fresco

Montepellegrino

Tra Palermo e Mondello si erge Montepellegrino (606 metri) con il Santuario di Santa Rosalia. La Santa Patrona di Palermo visse da eremita all’interno di una grotta su questo monte, e qui nel XVII secolo fu eretto un santuario a lei dedicato. Sul versante settentrionale del Monte Pellegrino si apre la Grotta dell’Addaura dove pitture rupestri risalenti al Paleolitico superiore e al Neolitico si sono conservate pressochè intatte sino a i giorni nostri.

Monreale

Vivace cittadina a 8 km a sudovest di Palermo, Monreale è adagiata su uno sperone dominante la valle dell’Oreto e la Conca d’Oro. E’ il principale centro turistico dei dintorni del capoluogo, noto per la bellezza dei suoi panorami e per il superbo Duomo. L’abitato si formò a partire dal XIII secolo intorno all’abbazia benedettina, divenuta sede dal 1183 di un arcivescovado tra i più vasti e ricchi dell’isola. Lo sviluppo successivo si consolidò nel XVI secolo con l’insediamento di numerosi ordini religiosi, seguito dall’edificazione tra Sei e Settecento, di diverse strutture

Da assaggiare a Palermo

Non si può lasciare Palermo senza prima aver gustato le sue specialità di strada. Se vi capita di passeggiare tra i mercati, soprattutto alla Vucciria, fermatevi ad assaggiare il panino ‘ca meusa, farcito con milza, polmone e interiora di vitello bollite e poi fritte.

Questo è senza dubbio il più conosciuto dei cibi di strada della città. Di derivazione araba forse l’abitudine di confezionare la “guastedda”, il pane casereccio siciliano, con carni miste bagnate con il limone (c’è anche una versione schietta, con ricotta di pecora soffritta nello strutto e caciocavallo).

palermoNon potete mancare di assaggiare, poi il panino con le panelle, che altro non sono che delle frittelle di farina di ceci, gli arancini di riso, lo sfincione , pane condito con sarde, cipolle, primosale, olio, origano e salsa di pomodoro. Vi consigliamo di gustare queste specialità all’Antica Focacceria San Francesco, presso l’omonomia chiesa, che dal 1834 è divenuto il locale simbolo della città.

L’offerta gastronomica non si limita certo alla sola cucina di strada, ma può raggiungere il massimo dell’eccellenza quando sulla tavola si trovano piatti come la pasta con le sarde (con aggiunta di finocchietto selvatico, pinoli e uvetta), ‘ca muddica (ovvero con la mollica insaporita con una sorta di pesto di acciughe e prezzemolo e tostata in padella con dell’olio). E ancora la pasta con i broccoli in tegame, con le melanzane.

La pasta gioca un ruolo di primo piano nella cucina palermintana in tutte le sue infinite varianti. Fu intorno al 900 che a Trabia, vicino Palermo, fu impiantato il primo stabilimento per la produzione di ytria, lo spaghetto in arabo, da cui deriva pure il nome del paese. Di pasta si nutrirono tutti i siciliani: nobili e plebei, ricchi e poveri. Pare che dobbiamo al cuoco di un generale arabo, Eufemio, l’invenzione di quello che è uno dei più conosciuti piatti siciliani: la pasta con le sarde.

Nelle intenzioni di quell’uomo si trattata di sfamare le truppe, attestate attorno a truppe, attestate attorno a Siracusa, con un piatto unico e sostanzioso. I finocchietti selvatici servivano a smorzare il tanfo delle sarde non proprio fresche, e contro l’intossicazione alimentare ci misero i pinoli conosciuti allora come antidoto. Che dire poi dellee sarde a beccafico, degli involtini di pesce spada e di tantissimi altri cibi eccellenti.

La pasticceria, poi, raggiunge i vertici dell’eccezionalità e si basa su prodotti i cui ingredienti principali sono soprattutto la ricotta e la pasta di mandorle. Famosissimi sono i fruttini di Martorana, i cannoli, la cassata, i mustazzola (preparati con farina, mosto cotto e cannella). Nota gastronomicamente per i suoi vini è Monreale che può vantare un’ottima doc

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